ID 1313360359214776

Roberto Barni

GAMBE IN SPALLA

Firenze

Dipinti e sculture

 

Le Pagliere

29 settembre – 30 ottobre 2007

Inaugurazione: sabato 29 settembre, ore 18.30

Museo Archeologico

7 settembre – 30 novembre 2007

Sculture Monumentali

Giardino di Boboli – Piazza Pitti – Piazza della Repubblica

Piazzale della Galleria degli Uffizi 25 giugno – 30 ottobre 2007

 

con il Patrocinio

Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Polo Museale Fiorentino,

Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze, Pistoia e Prato,

Soprintendenza Archeologica per la Toscana,

Regione Toscana, Provincia di Firenze, Comune di Firenze

 

Ringrazio Lea Codognato della Davis e co. press service

per avermi permesso la pubblicazione del Comunicato Stampa originale e delle immagini

(paolo pianigiani)

 

 

 

Con l’inaugurazione di “Gambe in spalla”, nel bellissimo spazio delle Pagliere, (viale Machiavelli 24, Firenze), si conclude sabato 29 settembre il ciclo di mostre dell’artista Roberto Barni che ha coinvolto per tutta l’estate vari luoghi di Firenze: il Giardino di Boboli, Piazza Pitti, Piazza della Repubblica e il Loggiato degli Uffizi con grandi sculture monumentali in bronzo, e il Museo Archeologico con una serie di piccoli bronzi che si collocano all’interno del percorso espositivo, a volte inseriti nelle teche insieme ai preziosi reperti della collezione, accompagnati da quindici disegni.

Alle Pagliere la pittura divide lo spazio con la scultura. Roberto Barni ha scelto di portare in questa sede, affascinante pur nella sua veste così spoglia, dipinti di grande formato, tutti inediti, realizzati appositamente per quest’occasione. Ritroviamo i colori della sue sculture, di quelle figure umane che l’artista indaga in tutte le sue diverse e molteplici forme: il rosso e il nero. Grandi campiture rosse sulle quali spiccano figure nere.

Qui non abbiamo più, o meglio non solo l’uomo comune, anonimo delle grandi metropoli che nelle sculture raddoppia, prolifica, si moltiplica in altrettanti cloni che creano concatenazioni, sovrapposizioni e sequenze, qui le immagini sono quelle di foreste, di alberi scarni o antropormofizzati che assumono posizioni apparentemente innaturali.

“Una foresta può apparire di traverso – scrive l’artista – la bidimensionalità può suggerire il volume. Una forma può crescere e svilupparsi in ogni direzione verso l’animale o il vegetale. La scultura impone il suo volume ma può crescere indipendentemente dal suolo in tutto lo spazio. La pittura si pone davanti come una barriera che può ignorare tutte le convenzioni di alto e di basso. Le sue immagini praticano l’ambiguità e possono trovare ovunque un punto d’appoggio e di definizione anche quando sembrano essere in transito sulla superficie della tela”.

I passi mettono i rami, è il sottotitolo di quest’ultima mostra che raccoglie opere pittoriche come Fitomorfosi, un grande trittico, Paesaggio con alberi, Foresta, Due alberi, Colonna, Impresa; Teatro delle marionette, una lunga sequenza di uomini di cartone ritagliato, affastellati, che dal soffitto scendono appesi ad una corda gesticolanti e nella classica posa in cammino. Solo quattro, invece, le sculture presenti: NSC, Instabile, Noi e Scherzo dove l’artista si diverte a sorprendere il visitatore.

Nelle piazze della città invece e nel Giardino di Boboli, collocate nei pressi dell’anfiteatro della Meridiana, restano esposte alcune sculture di grandi dimensioni, gruppi di figure umane, essenziali quanto basta per essere riconosciute come uomini, spesso caratterizzate dal rosso dell’abito e dall’oro dei volti, colori simbolo che hanno il potere di investirle di una strana ieraticità.

Le grandi dimensioni nobilitano la materia ma, allo stesso tempo, le sculture si mescolano con la gente, scendendo dal piedistallo dove da sempre sono poste, per vestirsi di una dimensione più domestica e quotidiana: le opere di fatto sono concretamente appoggiate sul suolo delle piazze, senza un piedistallo, in rapporto diretto con la durezza del terreno e il pubblico che attraversa la città.

Sotto il Loggiato degli Uffizi troviamo Vaso,opera dedicata ai grandi maestri presenti nella collezione della Galleria. In Piazza della Repubblica, Sadovasomaso si colloca orizzontalmente direttamente sul selciato vicino alla colonna, quasi posato lì per caso, ancora un vaso cilindrico con caratteristiche antropomorfe, qui le figure si contrappongono nell’atto una di versare e l’altra di rovesciare. A ridosso del portone principale di Palazzo Pitti, riverso per terra, si trova Adagio, titolo che rimanda alla musica classica, una figura di circa sette metri sdraiata lungo la facciata, un uomo qualsiasi colto nell’atto di rialzarsi.

Da qui passiamo alle opere nel Giardino di Boboli: Gambe in spalla, che dà il titolo alla mostra, alta cinque metri, un’architettura di figure concatenate fra loro; Vacina dove sette viandanti camminano in equilibrio sul bordo di una vasca circolare, di circa due metri di diametro, in un gioco di equilibrio-squilibrio; la Colonna bisbetica, una colonna di otto metri, ma che potrebbe ergersi all’infinito, fatta di figure, una sopra l’altra, che si muovono in direzioni opposte; Continuo, una scala a pioli ricurva, lunga 10 metri, dove le due figure che si fronteggiano sembrano scendere e salire allo stesso tempo.

In Atto Muto e Tripode si costruisce una sorta di dialogo  fra tre figure impegnate in azioni diverse ma legate da un movimento circolare o triangolare come in Impresa.

Sempre in prossimità del prato della Meridiana si colloca Rasoio, una mezzaluna lunga cinque metri sulla quale proseguono il loro eterno movimento sette figure. Le sculture saranno esposte fino al 30 ottobre.

Al Museo Archeologico infine la scultura si ridimensiona, la scelta cade essenzialmente su una serie di piccoli bronzi, realizzati appositamente. Le opere entrano silenziosamente nelle sale del museo, a volte si inseriscono all’interno delle teche, confondendosi con i preziosi reperti della ricca collezione, quasi un invito per il visitatore a scoprirle durante il percorso. Nella sala d’ingresso Faccia a faccia, due volti di profilo che si affrontano separati da una piccola figurina, accoglie e introduce al museo.

E così sala dopo sala ecco, tra le altre: Scherzo, che affianca i canopidi Chiusi del VII sec a.C.; Adagio, piccola figura distesa tra alcune anfore decorate del VI secolo a.C. nella Sala di Pescia romana; Progenie con le sue tre figure in scala insieme ai buccheri della prima metà del VI sec. a.C.; Colonna bisbetica  che si erge in mezzo a un pathos e un braciere, raffinati esempi di produzione ceretana della fine del VII sec. – secondo quarto del VI sec. a.C.. Nella sala dedicata all’ellenismo troviamo Meteora e Impresa a fianco a oggetti di uso quotidiano come fruttiere, situle o anfore mentre Divergenze, Continuo, Rimorsi, Atto Muto interagiscono con le ceramiche di Età Geometrica dei ceramisti ateniesi.

Sadovasomaso, dove due figure si aggrappano in contrapposizione a un vaso cilindrico, si distende quasi in atto ossequioso di fronte ad uno dei più illustri pezzi del museo, il Vaso François, firmato dal vasaio Ergotimos e dal pittore Kleitias, databile al 570 a.C. Gambe in spalle, qui in un formato ridotto rispetto all’omonima scultura monumentale nel Giardino di Boboli, è posta tra due capolavori: due marmi greci di grande raffinatezza quali l’Apollo e l’Apollino Milani.Gli uomini di Barni in fondo appartengono a quell’esigenza antica di rappresentare la figura umana che dal paleolitico va al kouros greco fino ai giorni nostri, e si pongono in un dialogo di assoluto rispetto con le opere del Museo Archeologico.

In questo itinerario, interno a quello del museo, trovano spazio anche dodici disegni, esposti nel corridoio tra il primo e il secondo piano, a testimoniare l’importanza della pratica del disegno nel lavoro di Barni. Solo tre, le sculture di grande formato: Motus, nella suggestiva Sala delle Urne, e Passione dove la figura umana si accompagna a quella animale, un cervo, un piccolo uccellino e un cane, e infine Remar contro, al piano terra, posta davanti al sarcofago policromo etrusco di Larthia Seianti.

 


 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *