L’opera di Roberto Barni “Passi d’oro”
dal 2013 ricorda
la Strage dei Georgofili
Ringrazio Elisa Bonini dei Friends of Florence e Sarah del Giudice della Fonderia del Giudice di Strada in Chianti, per avermi gentilmente permesso la pubblicazione del comunicato stampa del 9 maggio 2013 e delle immagini.
(paolo pianigiani)
La notte tra il 26 e il 27 maggio 1993, una bomba collocata in via dei Georgofili, uccideva 5 persone, ne feriva quasi 50 e danneggiava – talvolta in maniera irreparabile – una parte del patrimonio della Galleria degli Uffizi. Tre dipinti andarono perduti, mentre in totale furono guastate circa 200 opere (150 quadri e 50 sculture), tra quelle esposte e quelle nelle stanze della riserva.
“Dal ’93 si è consapevoli che gli Uffizi, emblema supremo dell’arte italiana entro una città che è tutta patrimonio dell’umanità, hanno attirato le energie negative del Paese – dice la Soprintendente Cristina Acidini -. Il ricordo di questo deve restare vivo tra noi e soprattutto divenire racconto e dunque messaggio, da trasmettere ai nostri concittadini giovani, che nel ’93 non capirono o non c’erano ancora. La statua di Roberto Barni, che i Friends of Florence hanno voluto donare con la consueta sensibile generosità, è da oggi un segno di memoria proteso su quella ferita, che il lavoro di tanti ha risarcito”.
“Il bronzo che s’è voluto – dice il Direttore degli Uffizi, Antonio Natali – si leverà a una ventina di metri dal suolo. Movendo dalla parete degli Uffizi più toccata dal furore dello scoppio, vuol farsi figura di un’aspirazione a staccarsi da terra, a incedere, a guardare avanti e in alto. L’uomo ritto sulla lama sporgente dal muro non se ne sta immoto, ma allunga il passo, portando con sé (anzi, su di sé) cinque piccoli simulacri umani: animule delle persone uccise dalla mafia in via dei Georgofili. Incede, dunque, ma non dimentica il sacrificio. Se ne fa piuttosto conforto per il suo cammino. Quieto, ma risoluto. L’uomo di Barni, di giorno, brillerà al sole con l’oro della sua pelle e, di notte, sarà al centro d’un fascio di luce, sempre. Come memoria, monito e speranza”.
Il sostegno dei Friends of Florence: I passi d’oro di Roberto Barni
Un ricordo delle vittime e un monito per i giovani. Per la prima volta la Fondazione non profit Friends of Florence, presieduta da Simonetta Brandolini d’Adda, sostiene la realizzazione di una scultura dedicata alla commemorazione di un episodio luttuoso che ha segnato la storia italiana, la strage di via dei Georgofili.
L’opera, dal titolo I Passi d’oro, è stata realizzata dal pistoiese Roberto Barni, scultore di fama internazionale. La scultura, in bronzo e oro, è alta circa 2 metri per 90 centimetri di larghezza: “Ho pensato – dice l’artista toscano – che su una lama simbolo di morte si erga un figura come una vittoria, come una Nike, che con passo deciso avanza portando con sé le cinque persone dorate proprio per ricordare gli esseri umani nel loro splendore della vita, nelle loro case, nelle loro strade”.
Il Comune di Firenze, nella persona del presidente del consiglio comunale Eugenio Giani, ospiterà la presentazione dell’opera di Roberto Barni domenica 26 maggio alle ore 12 nel Salone de’ Dugento di Palazzo Vecchio, cui farà seguito la scoprimento della targa posta in loco dalla Fondazione Friends of Florence, alla presenza delle autorità; poi, all’ora esatta dello scoppio dell’ordigno, le 1.04 del 27 maggio, quando rintoccherà la campana di Palazzo Vecchio, la statua bronzea di Roberto Barni sarà illuminata per la prima volta.
“Lo scopo di Friends of Florence – dice la Presidente Simonetta Brandolini d’Adda – non è soltanto il restauro del patrimonio culturale, i grandi e piccoli progetti in Toscana, i programmi su Michelangelo, Leonardo, Dante o i progetti dedicati ad altre epoche di storia o cultura. Il nostro credo e la nostra missione abbracciano la salvaguardia della bellezza, la tutela del patrimonio di secoli, la conservazione della memoria umana per il presente, per i nostri figli e per le generazioni future.
Quello che è successo in via dei Georgofili il 27 maggio 1993 simboleggia il male nel mondo, che vorrebbe distruggere non soltanto vite umane, ma anche la nostra memoria, la nostra anima e la nostra identità. Siamo perciò onorati e fieri di poter dare un segno concreto e convinto alla società e alla civiltà con la realizzazione di questo monumento creato da Roberto Barni. Si tratta di una grande opportunità di donare a Firenze un’opera legata alla storia recente di questa città e contribuire affinché ciò che è stato non si ripeta mai più.
Ringraziamo per questo la Soprintendente Cristina Acidini, il Direttore della Galleria degli Uffizi Antonio Natali, lo scultore Roberto Barni e tutti coloro che hanno collaborato affinché tutto ciò fosse possibile”.
Ai lavori murari d’innesto del monumento bronzeo ha contribuito la CMSA, impresa partecipe della realizzazione del progetto ‘Nuovi Uffizi’.
“Venti anni fa – dice il Presidente del Consiglio Comunale di Firenze, Eugenio Giani – ero assessore mal comune di Firenze e, in quanto delegato della mobilità e rapporto col territorio, fui il primo ad arrivare in via dei Georgofili. Ricordo ancora l’ingresso degli Uffizi, il Presidente dell’Accademia, Scaramuzzi, il clima di violenza, desolazione e rabbia che trovammo e soprattutto quando quando furono estratte dalle macerie le salme della famiglia Nencioni.
Il ricordare oggi, con una testimonianza culturale di alto livello come la statua di Roberto Barni, riunisce il segno della speranza e il sogno di un’Italia migliore che Caterina, Nadia, Dario e gli altri avrebbero sicuramente mantenuto in un’esistenza tremendamente infranta”.
Biografia di Roberto Barni
Roberto Barni è nato a Pistoia nel 1939, vive e lavora a Firenze. Inizia a dipingere giovanissimo partendo dalle suggestioni dei fauves per attraversare poi una fase di stampo informale. Nel 1962 a Firenze alla Galleria Numero espone il suo necrologio. Nel 1963 ottiene una borsa di studio dal Comune di Firenze e espone una serie di mappe topografiche; nel 1963 con Buscioni, Ruffi e Natalini divide lo studio in Piazzetta Romana a Pistoia e fonda la “Scuola di Pistoia”.
Negli anni seguenti espone a New York, Monaco, Bologna, Firenze, Verona, Milano, Venezia e Basilea. L’intenso periodo che vede l’alternarsi di diversi cicli tematici, si chiude sul finire degli anni Sessanta con la serie dei “minio rosso”.
Nel 1965 è invitato a Revort I. Documenti di arte oggettiva in Europa, la mostra della giovane avanguardia europea, alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo curata nell’ambito del festival del Gruppo 63 (con Vivaldi, Filippini, Eco) espnendo insieme a Gerhard Richter, Pino Pascali, Mario Ceroli.
La sua attività espositiva continua negli anni ‘60 e ’70 con mostre personali presso gallerie quali Flori a Firenze, Van de Loo a Monaco, La Salita a Roma, Schema a Firenze, Trisorio a Napoli, e con partecipazioni a grandi esposizioni collettive come Arte in Italia 1960 – 1977 alla Galleria d’Arte Moderna di Torino.
Gli anni Ottanta vedono sue personali al Festival dei due Mondi a Spoleto nel 1982, alla Biennale di Venezia nel 1984, alla Sala d’Arme di Palazzo Vecchio a Firenze, alla Shape Gallery a New York nel 1985, al Queens Museum di New York, alla Galleria Ariete di Milano, alla Galerie Maeght di Parigi; e vedono anche la sua partecipazione a grandi mostre internazionali come A new Romanticism presso Hirshhorn Museum di Washington D.C. e Akron Art Museum nell’Ohio, Avant-garde in the Eighties presso il L.A. County Museum a Los Angeles. Roberto Barni partecipa alla Biennale di Venezia come scultore nel 1988, alla Biennale di Scultura di Montecarlo.
Negli anni Novanta espone in mostre personali al Museo Marino Marini a Firenze, a Fort Griffon a Besançon, a Palazzo Fabroni a Pistoia, al Museo delle Belle Arti di Bupapest, al Musée des Beaux Arts di Reims. Nel 2001 espone opere in mostre con Alessandro Bagnai e Alessandro Poggiali a Siena e a Firenze.
Dal 2002 è presente con mostre personali al Kunstverein di Ludwigsburg, al Castello di Malcesine, alla Galleria Raab di Berlino, alla Galleria Luis Serpa di Lisbona, al Teatro India a Roma. Partecipa a Something Happened alla Slovak National Gallery di Bratislava, Il settimo splendore. La modernità della malinconia al Palazzo della Ragione a Verona.
Opere di Roberto Barni si trovano in numerose collezioni pubbliche, quali: la Fattoria di Celle – Collezione Giuliano Gori a Santomato Pistoia; la Fondazione “Il giardino di Daniel Spoerri” a Seggiano, Grosseto; la Galleria d’Arte Moderna di Bologna; la Galleria d’Arte Moderna di Roma; la Galleria degli Uffizi – Gabinetto dei Disegni e Stampe a Firenze; il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci a Prato; il Museo d’Arte Contemporanea Palazzo Forti a Verona; il Museo d’Arte Moderna a Spoleto; il Museo di Belle Arti di Budapest, il Queens Museum di New York; la Print Collection della Tate Gallery di Londra; la Roseraie di Grace di Monaco a Monaco, Montecarlo.
Recentemente Roberto Barni ha esposto: alla Galleria Malborough di Monaco sia nel 2007 sia nel 2013; alla Galleria Marlborough di Madrid nel 2013; alla Collezione Gori; alla Fondazione Marcht a Saint Paul de Vence, Francia nel 2012; Italian Genius Now Macro Future, Roma; Appel-Barni Cobra Museum, Amsterdam; Rien n’appartie a rien Musée d’art de la Ville, Cannes, 2010; Condominio Clandestino Fondazione Mudima, Milano, 2008; Fermi tutti Palazzo Forti, Verona, 2008; Gambe in spalla, Giardino di Bobloli, Le Pagliere, Museo archeologico, Firenze, 2007.
(2013)