Già una ventina di anni fa questa curiosa incisione a stampa fu pubblicata in copertina de “Il Segno di Empoli” (n. 15, Ottobre 1991), essendo stata ritrovata presso un antiquario, estratta, com’era negli usi per ricavarne maggior prezzo, da un libro del primo ottocento.
Abbiamo avuto la ventura di metter le mani sul libro intero, e quindi poter completare le informazioni sull’autore di questa bella immagine della nostra chiesina di fuori le mura, che ha nome Madonna del Pozzo, situata dirimpetto al Campaccio, oggi piazza della Vittoria.
Il volume da cui è stata presa l’incisione a stampa è del 1809, e fu impresso a Parigi. L’autore era un architetto, Pierre Clochar, nato a Bordeaux nel 1774 e scomparso nel 1855. Dopo aver frequentato l’Ecole des Beaux-Arts di Parigi, dove fu allievo di David, intraprese la carriera militare raggiungendo il grado di comandante dell’esercito francese. Non è dato sapere dove e se si spostò durante le campagne napoleoniche. Tornato in Francia si dedicò alla sua professione di architetto, essendo stato nominato direttore di alcune commesse, fra cui la ricostruzione di alcune case civili di Bordeaux e quella di monumenti funebri al cimitero di Père Lachaise. Seguendo la moda dell’epoca, effettuò un tour di studio in Italia, annotando impressioni, sensazioni e descrizioni, dalle quali, in collaborazione con illustri incisori dell’epoca come J. M. Sylvestre Bence, J. E. Thierry, e C. Normand, realizzò due volumi a stampa: Palais, Maisons et vues d’Italie (1809) e Monuments et tombeaux (1815) .
Nel secondo volume, più tardo, piuttosto lugubre e in stile neoclassico, sono riportati diversi monumenti funebri del Bel Paese, con fredda mano di architetto e rappresentazioni tirate con riga e squadra. Nel primo volume, invece, si alternano a figure d’architettura, come “rilievi e alzati” di palazzi, anche visioni di paesaggi e monumenti, tratti da disegni eseguiti a mano libera, decisamente più spontanei, dove appaiono a far da comparsa anche figurine di personaggi, alberi e quant’altro necessario. Come nella riproduzione che qui ci interessa, a proposito della quale, nell’elenco che descrive le incisioni, si indica genericamente:
Planche 62, Vue d’une église, près la porte de Florence, à Empoli.
Cette charmanante petite fabrique est sur la gauche de la route, et pour ainsi dire sur les glacis du fossé de la ville d’Empoli.
Il termine di architettura militare, “glacis du fossé” identifica i “terrapieni scoscesi del fossato”. Curioso è il pensare che ci fossero ancora queste difese intorno alle mura, che di lì a qualche anno verranno demolite, per dare respiro e spazio all’espandersi del castello. Ma potrebbe anche essere un modo di dire, per indicare l’immediata presenza delle mura lì davanti.
In calce alla stampa è riportato il titolo e, a destra, il nome dei due autori: Bence et P.C. Sc.
Per confronto con titoli e scritte presenti nelle altre tavole, si comprende che questa fu realizzata dall’autore in collaborazione diretta anche nella incisione con Jacques Martin Sylvestre Bence. In quelle di pura architettura non compare nessuna firma e quindi sono da intendersi realizzate da Pierre Clochar, mentre in altre compare solo come disegnatore.
Evidentemente, monsieur l’Architecte era di corsa quando si soffermò dalle nostre parti: non ebbe nemmeno il tempo di domandare il nome della chiesa e sbagliò il numero degli archi, oltreché le proporzioni della torre campanaria e la forma della Tribuna, tirata su a suo tempo dal nostro Bonistalli, detto il Fracassa. Ma gli perdoniamo tutto, a distanza degli anni: ci ha comunque lasciato un ricordo vivissimo e in diretta di com’era la vista della chiesa, fra la fine e l’inizio dell’ottocento.
Resta da dire per i curiosi, che questa vista sulla terra d’Empoli è un apax, nel corpus delle stampe (in totale ben 102, più quella di copertina). Altro di nostro non c’è: abbondano a dismisura le viste su Roma, Tivoli, Bologna, Venezia e, immancabili, quelle su Firenze. Ma ci ha fatto piacere che sia passato e si sia ricordato anche della nostra chiesina della Madonna di Fuori.