PALA DI SAN MARCO
Madonna col Bambino in trono tra otto angeli e otto santi (da sx: Lorenzo, Giovanni Evangelista, Marco; Cosma e Damiano inginocchiati e ancora, Domenico, Francesco e Pietro martire).
Museo di San Marco, Firenze
Con le soppressioni tra il XVIII e il XIX secolo la pala venne rimossa, smembrata e parzialmente dispersa. Allo stesso periodo risale il trattamento di “pulitura” improprio eseguito a base di sostanze caustiche, che lo hanno irrimediabilmente deturpato, facendone uno dei casi più eclatanti dei danni irreversibili che tali interventi invasivi hanno causato. Il danno più importante riguarda il Bambino che è letteralmente corroso, ma è particolarmente evidente anche in corrispondenza del giardino. Anche le figure dei santi risultano dilavate e il fondo, invece di essere un paesaggio rischiarato dal cielo cristallino, appariva come una massa pressoché informe dove la preparazione rimaneva “a vista”.
Nel passato è stato tentato, soprattutto col restauro più recente del 1955, di restituirle una leggibilità, ma consegnandoci di fatto un capolavoro imbrunito nel tempo, alterato nei colori e stravolto negli equilibri cromatici.
Il dipinto è entrato nei nostri laboratori per un evidente problema di cedimento di una commettitura, causato da forze contrastanti all’interno della struttura lignea del supporto. Ma è risultata subito evidente la necessità di un intervento di pulitura, nel tentativo è di recuperare la materia originale occultata dal materiale di deposito, riferito ai restauri pregressi. Pur consapevoli delle perdite di materiale originale, concentrate soprattutto in aree circoscritte, nell’intervenire sono state ritrovare volumetrie stravolte e si è ricercato un nuovo equilibrio che armonizzasse quel che resta di una pala d’altare che aveva incantato i contemporanei del Beato Giovanni da Fiesole.
Il restauro è stato effettuato dall’Opificio delle Pietre Dure, Settore restauro Dipinti Mobili; diretto da Marco Ciatti (soprintendente dell’OPD) e Cecilia Frosinini (direttore del settore); realizzato da Caterina Toso; e, per il restauro del supporto ligneo, da un gruppo, composto da Andrea Santacesaria, Ciro Castelli, Alberto Dimuccio e Luciano Riccardi.
Indagini diagnostiche sono state eseguite da Laboratorio Scientifico dell’OPD, dal CNR-Ino (Istituto Nazionale di Ottica), dall’ENEA (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), sezione di Roma, La Casaccia; e dall’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), sezione di Firenze e Università di Firenze, Dipartimento di Fisica.