Disegni barocchi fiorentini del Museo del Louvre
Museo del Louvre
2 ottobre 1981 – 18 gennaio 1982
LXXIV Mostra del Gabinetto dei Disegni
Ministero della Cultura
Edizioni “Réunion des musées nationaux”
Traduzione di Andreina Mancini
Ritratto del poeta Ganaiff
In una cornice decorativa. Penna e inchiostro bruno su tratti a sanguigna.
Annotato a penna e inchiostro bruno di mano dell’artista:
POETA GANAIFF. Coetera norunt (sanno il resto).
Incollato completamente.
Storia: F. Baldinucci (III, p. 16: Cigoli); montaggio tagliato con numero 16; cartiglio con iscrizione:
Del Cigoli. Ritratto al naturale del Poeta Ganaiff, donato a me questo dì 23. di Gen. 1694, dall’Ill.mo S.e Lorenzo Maria del Se Andrea Cavalcanti nobiliss.a famiglia fiorentina, in riguardo dell’affetto, e servitù ch’io professai verso esso suo S.e Padre Stato un de migliori letterati del suo tempo. Il d.o fù muratore, di professione, uomo faceto dotato da natura d ‘una certa vena di stravagantissima Poesia, colla quale fù in Firenze il trastullo degl’ottimi Pittori di quell’età, frequentando le stanze loro, e particolarmente quella del Cigoli stesso, il quale egli era solito chiamare il suo Mecenate, e a cui indirizzava la più parte de suoi strani componimenti;
Acquisito dal Louvre nel 1806; marchio del Museo (L. 1886). N. III 21832
Inventario: 896
Bibl.: Morel d’Arleux, 12.562. Chappell, 1981
Questo disegno, ancora inedito, rivela un aspetto inatteso della personalità di Cigoli. Esso appare come un’opera marginale nell’insieme della sua produzione e rimane difficile da collocare in una prospettiva cronologica.
Tuttavia non c’è alcun dubbio sulla sua autenticità, essendo la fattura chiaramente sua e l’attribuzione del Baldinucci stesso. Faceva parte della sua collezione sullo stesso supporto dello studio di testa per l’Adorazione dei Magi, pubblicato recentemente da A. Matteoli (Inv. 897; Matteoli, 1978, p. 150, ripr. fig. 11).
Il commento apposto sul supporto dal collezionista è l’unica spiegazione di cui disponiamo attualmente per la comprensione del soggetto.
Il Poeta Ganaiff, rappresentato in una cornice decorativa, sarebbe stato un conoscente, una sorta di buffone, dei pittori fiorentini, in particolare di Cigoli, che amava chiamare il “suo Mecenate” e al quale dedicò “la maggior parte delle sue strane composizioni”. Muratore di mestiere, era dotato di uno spirito faceto e di un talento che lo portava verso la stravagantissima poesia.
Il ritratto, ci dice Baldinucci, gli fu donato il 23 gennaio 1694 da Lorenzo Maria Cavalcanti, figlio di Andrea, come riconoscimento dell’amicizia che aveva legato suo padre al famoso amatore d’arte.
Andrea Cavalcanti, autore del testo delle Esequie del principe Francesco de’ Medici, pubblicato a Firenze nel 1634, era anche l’autore di una vita di Francesco Ruspoli, poeta fiorentino capriccioso e stravagante (Moreni, 1805, pp. 233-234) e membro dell’Accademia della Crusca.
L’identità di Ganaiff resta misteriosa. Il suo nome non compare nelle opere dedicate alla letteratura del XVII secolo (Cinelli Calvoli, 1734-1747; Ferrari, 1947). L’unica menzione si trova in una raccolta poetica appartenente al fondo Magliabechiano della Biblioteca Nazionale di Firenze.
Una recente pubblicazione dedicata a questa raccolta di manoscritti identifica Ganaiffo con Antonio Malatesti, noto poeta burlesco amico di Lorenzo Lippi e Tommaso Redi, ma le sue date (1610-1672) sono incompatibili con quelle, ipotizzate, del poeta, se davvero fu amico di Cigoli. Questa ipotesi non può quindi essere condivisa. (1)
1) Scarlino Rolih, 1980, p.84; cf. VII, 1283 (Med. Pal. 352) Rime di vari. Si leggono i nomi degli autori sgg: fra Dionisio di Capua, poeta Ganaiffo (A. Malatesti).
Sembra che questa opera debba essere considerata come un pezzo di fantasia, di natura satirica e burlesca. La rappresentazione si propone come un ritratto allegorico tradizionale, ma la presa in giro è evidente: il volto è una caricatura, gli emblemi scelti sono quelli del muratore e dello stuccatore e non è chiaro, attraverso la grossolanità dei motivi scelti per le ghirlande, quale sia la natura dei meriti che valgono al poeta l’incoronazione.
Cigoli, che nelle sue biografie viene spesso dipinto come un uomo pio, riservato e dai costumi irreprensibili, sfugge così all’immaginario un po’ compiacente di cui Baldinucci è il principale responsabile.
Esisteva a Firenze, come ha dimostrato M. Gregori (1961), un gusto per la caricatura, l’insolenza, la poesia giocosa e burlesca, ben noto a partire dagli anni Trenta, ma le cui origini risalgono a un momento più lontano, alla fine del secolo precedente, e che non fu estraneo alle ricerche di Callot e al suo successo durante il suo periodo fiorentino (1611—1621).
D’altra parte, lo stile del disegno, il carattere decorativo e ricercato della composizione, mostrano una perfetta corrispondenza con quello che sappiamo degli ornatisti fiorentini presso i quali Cigoli si è formato.
Le collezioni degli Uffizi comprendono molti progetti di cartigli e di stemmi che ricordano il ruolo che l’artista ha avuto nelle Accademie, in particolare l’Accademia della Crusca, dove entra nel 1603 e di cui disegna lo stemma. (cfr. Matteoli, 1973, pag. 226).
Lo spirito stesso del ritratto, paragonabile a una maschera, la tecnica delle linee incrociate e il formato del disegno non sono estranei alle realizzazioni contemporanee dei Carracci, con i quali sappiamo che Cigoli fu in contatto a Roma (cfr. la Testa di Sileno disegnata da Annibale per la «Tazza Farnese», ca. 1597-1600; Louvre, Cabinet des Dessins, Inv. 7192).