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Metella Corti alla Buca del Barone

Empoli

 

La pittrice Metella Corti espone in questi giorni i suoi quadri alla Buca del Barone.

Riportiamo qui di seguito alcune parti di una nota critica che è stata scritta su di essi.

 

Osservando gli ultimi suoi lavori si nota soprattutto lo vivezza e Ia freschezza dei fiori fatti uscire con piena sicurezza di segno dal magico sfolgorio dei colori, tutti trattati col giovanile, verginale candore di una scelta tutta istintuale, intatta.

Quelle «magnolie grandiflora» dai petali di candida-crema soffusi impercettibilmente dal rosa tenue di un’aurora di Primavera, così vivi, turgidi, carnosi (un turgore provocatorio con nascosti allettamenti tattili, olfattici), sono tra gli ultimi quadri della pittrice la cosa che più a nostro avviso, merita attenzione.

La padronanza del pennello in una esperienza ormai acquisita e in particolar modo l’uso del colore divenuto mezzo espressivo di grande eflicacia per illuminare il quadro, sono in questo e in altri lavori dell’ultima produzione la prova grado di capacità conoscitiva, interpretativa ed estetica raggiunta da Metella Corti.

Abbiamo accennato al colore come «illuminazione del quadro». Si, perchè questo reciproco condizionarsi di un colore rispetto all’altro, questo cedere e ricevere nel contempo la luce di un colore dall’ altro e stata una scoperta plottosto recente della nostra pittrice.

Non c’era ancora, ad esempio, questa luce nel grande cespuglio fiorito, cui nel 1968 fu aggiudicato il primo premio della «Biennale del fiore» di Viareggio. (Le ragioni di quel significativo riconoscimento vanno ricercate innanzitutto nella forte carica surrealista di tutto it costrutto).

Anche questa, comunque, fu una scoperta spontanea, na-ta senza che essa conoscesse ni Chevreul nè sapesse nulla, per sua stessa ammissione, della complementarità cromatica e degli equilibri di illuminazione e di magma coloristica che sono capaci di assicurare i singoli componenti dell’iride, quando essi siano accostati e giustapposti in quegli opportuni contrasti e dosaggi che sono alla base dell re-gole dell’armonia dei colori”.

Ma siamo convinti che nei volti di donna (visto che Metella non dipinge che giovani fanciulle in fiore) ci possa essere per lei spazio per una più sicura affermazione delle sue virtù pittoriche.

Metella e una « ritrattista nata»  e quindi i problemi del raggiungimento della rassomiglianza non sono per lei tali da preoccuparla eccessivamente né tali da poterla distogliere dall’impegno primario, che come è noto, quello di far balenare sul volto i caratteri di un’immagine speculare che deve venir su dall’anima.

 


 

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