UNA PITTURA INEDITA DEL CIGOLI NELLA R. GALLERIA PALATINA
di Odoardo H. Giglioli
da: Bollettino d’Arte, n. 3, 1913
bbi già occasione di pubblicare una notizia1 su un ritratto virile (n. 226), con lo scopo di dimostrare che non è opera di Tiberio Tinelli, come asserivano l’indicazione del cartellino, la descrizione di un inventario di Guardaroba (n. 1185), compilato nei primi anni del secolo XVIII e il cenno in un libro stampato nel 1842.
1 ODOARDO H. GIGLIOLI, Notiziario. R. Galleria Pitti in Rivista d’Arte, anno VI, n. 2, 1909, p. 153·
Anche nelle Guide della Galleria compilate da Egisto Chiavacci e rivedute poi da Eugenio Pieraccini l’errore era mantenuto.
In quella mia notizia del 1909 mi basavo sulla seguente iscrizione leggibile a tergo della tela con grafia del secolo XVI: «Di Lodovico Cioli l’anno 1954».
Nel 1594 Tiberio Tinelli avrebbe avuto 8 anni e, quindi era un poco difficile che, in così tenera età potesse, ammesso pure il caso del fanciullo prodigio, dipingere un ritratto che rivelava già una franchezza di tocco d’artista già sicuro del fatto suo.
Sempre nel mio articolo mi fermavo a considerare il nome di Lodovico Cioli che poteva indicare i nomi della persona ritrattata, del proprietario del quadro o quello dell’artista, e, come ultima ipotesi, non escludevo che Cioli fosse un abbreviativo di Cigoli.
Nel fare lo spoglio sistematico delle filze della Guardaroha nell’Archivio di Stato di Firenze, ebbi la fortuna di trovare la soluzione del problema che studiavo.
In una filza di Guardaroba all’anno 1698 è ricordato tra i quadri posseduti dal principe Ferdinando De’ Medici e allora conservati nel palazzetto di Livorno, un ritratto attribuito al Cigoli che, per la descrizione e le misure, s’identifica col ritratto della Galleria Palatina.
Ecco l’interessante notizia:
ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE.
980. Lettere e ordini del Guardaroba.
[Inserto 7]
A di 10 Dicembre 1698.
Consegnato alla camera del Ser. mo Gran Principe Ferdinando gli appressi quadri di comandamento di S. A. S. li quali si ritrovano nel palazzetto a Livorno come appresso:
[a carte 618r]
Un quadro in tela alto braca: 11/3, largo brac.a 1, dipintovi un giovane con poca barba vestito di bigio con il collare a lattughe con la spada imbracciata al braccio sinistro di mano del Cigoli, con ad.° intag.to in parte e dorato.
Anche un esame stilistico della pittura conferma l’attribuzione al Cigoli che, in questo suo lavoro, ha con fine discernimento artistico scelto dei toni quieti e armonici per rievocare il ritratto di un giovane ed elegante gentiluomo del suo tempo, pur troppo ignoto, nella posa più e naturale.
L’artista allora trentacinquenne si e già emancipato dagli insegnamenti dei suoi maestri: Alessandro Allori e Santi di Tito, ancora così secchi nel disegno e freddi nel colorito; già si sente in lui quell’influenza del Baroccio, di cui fa parola il Baldinucci, nel dare un più morbido impasto alle carni soffuse di delicati toni rosei, nella fusione del colore per evitare quei forti sbattimenti di luci e d’ombre di cui abusò in altri lavori, ottenendo però un maggior rilievo anatomico.
Se si confronta questo ritratto con l’altro della Galleria Palatina (n. 301), si vedrà come il secondo per la forza del chiaroscuro sia superiore.
Il primo ritratto si presenta oggi in gran parte offuscato dalle sovrapposizioni di vernici ingiallite, e così la massa dei capelli abilmente mossa e ondulata rientra quasi nel colore del fondo.
Si notano poi alterazioni e guasti nel colore della manica destra. In una parziale ripulitura di vecchia data, sotto gli strati gialli e torbidi della vernice sono apparsi nel naso, nelle guancie e nel mento quelle pennellate rosee Baroccesche che fanno credere alla buona conservazione di tutta la faccia.
Se il volto del giovane richiama l’arte del Baroccio, che il Cigoli imitò dopo aver visto insieme a Gregorio Pagani, come scrisse il Baldinucci, il quadro della Pieve d ‘Arezzo, l’impostatura della mezza figura con la mano posata sul fianco ed il Braccio troppo corto per lo scorcio non ben riuscito, ci ricorda alcuni ritratti virili di Frans Poubus1 il giovane, ad esempi o quello della Galleria Palatina (n. 244).
- Nota della redazione: Si tratta evidentemente di un errore di stampa, il pittore citato dal Giglioli è Frans Pourbus.