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Piero Gambassi

alla ricerca dell’energia luminosa e dello spazio

 

di Paolo Pianigiani

 

da: PanArte, n. 9-10, Ottobre-Novembre 1977

 

 

Per giungere ad una analisi conseguente e valida dell’ultima pittura di Piero Gambassi occorre rileggere il Manifesto del maggio 1959 che lui stesso pubblicò in occasione della sua personale alla Galleria «La Torre» di Firenze.

In questo manifesto il Gambassi, ripercorrendo in sintesi il suo lavoro di ricerca degli ultimi 10 anni, definisce con estrema chiarezza le direttive che a suo parere già allora l’Arte doveva seguire, per avere quel contenuto e quella forma che potessero soddisfare le basi prime della sua ragione di essere arte contemporanea.

Si parla di questo « progetto in divenire » di dare ai lavori dell’artista un contenuto che racchiuda in sé i due concetti di spazio e di energia, in tutte le sue possibili impressioni; si indirizzano le ricerche verso l’energia luminosa, termica, acustica, cinetica, chimica ed atomica.

Negli anni seguenti tutte queste forme energetiche hanno trovato applicazione nelle opere eseguite, ma in particolare l’attenzione del Gambassi si è diretta a indagare nel campo dell’energia luminosa, approfondendo l’uso e la rispondenza di materiali potenzialmente attivi come specchi, pietre dure, laminati plastici, laminati metallici, materie riflettenti.

Allo stesso tempo il quadro bidimensionale a venuto acquistando uno spostamento verso I’esterno, rompendo decisamente it rapporto di prospettiva bidimensionale-rappresentativo immobile da secoli nella produzione pittorica.

A partire dal suindicato Manifesto del 1959, Gambassi cominciò ad associare, nell’ambito compositivo del quadro, la pittura di pennello con i vari materiali luminosi, specchi, pietre dure, laminati plastici, laminati metallici.

Progressivamente questi materiali hanno invaso lo spazio del quadro dipinto fino alla totale extromissione della pittura di pennello, per un nuovo tipo di pittura realizzato totalmente con specchi, laminati plastici, laminati metallici, etc.

Giungendo cosi alla conclusione di un progredire graduale del suo nuovo fare pittura, il Nostro è giunto ad escludere l’uso «sacro» del pennello, sostituendo ad esso il diamante per gli specchi o strumenti speciali per operare suoi nuovi materiali.

Gambassi porta avanti l’indicazione spaziale di Lucio Fontana (i tagli) con la realizzazione del quadro polidimensionale, cioè il « quadro multiplo » (come lo stesso Gambassi lo ha definito) realizzato con forme varie di materiali riflettenti distanziate dal fondo del quadro medesimo.

Le strutture tridimensionali costruite con materiali variamente riflettenti, vengono così a soddisfare nuove esigenze estetiche maturate in modo rapidissimo in questi ultimi anni.

I puri rapporti di luce e forme geometriche, che si riferiscono a moti cosmici o più semplicemente ad armoniosi insiemi luminosi, presuppongono un autore e un pubblico rivolti esteticamente a quello che il futuro ormai immediato saprà proporci.

L’uomo si rivolge fiducioso allo spazio dal quale proviene e nel quale è immerso, e deve farlo con occhi nuovi consapevoli, non più chiusi in limiti estetici tradizionali, ma aperti verso le nuove sperimentazioni visuali.

 


 

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