SANTA CRISTINA A PAGNANA
da:
Walfredo Siemoni,
Chiese, Cappelle, Oratori del Territorio Empolese
Associazione Turistica Pro Empoli
Novembre 1997
In prossimità del limite occidentale del piviere empolese sorgeva la chiesa di Santa Cristina, interamente distrutta nell’ultimo conflitto bellico e ricostruita in forme moderne.
L’aspetto originario – una facciata a capanna con vetrata circolare e piccolo campanile – e tramandato dal disegno della pianta dei Capitani di Parte (ca 1580) (foto 1).
Documentata sin dal 1109, era patronato del Popolo il quale ne eleggeva i rettori; sull’altar maggior era un monumentale ciborio contenente la statua lignea della martire custodito all’interno di un tabernacolo arricchito nel Settecento da una stuccatura che venne a sostituire una tela con i Santi Antonio e Sebastiano che la racchiudeva.
Nella prima parte del XVIII secolo fu edificato un altare lapideo consacrato ad un venerato Crocefisso ligneo racchiuso entro una tela con i Santi Sebastiano, Apollonia e Macario.
Sull’altro lato dell’unica navata era l’altare della Maddalena con una tela raffigurante i Santi Giovanni Battista, Maddalena e Francesco in cui era compresa una tavoletta più antica con la Madonna col Bambino, ciò che restava di un più ampio polittico sul quale erano raffigurati tali santi in seguito sostituiti dalla pittura su tela. Scomparsi tutti gli arredi, in seguito alla distruzione bellica, resta solo una tavoletta con la Madonna col Bambino recentemente trasferita nel museo della Collegiata1.
La pittura (foto 2) è stata attribuita al fiorentino Mariotto di Nardo in base alle caratteristiche stilistiche, divenendo pertanto la sua prima opera conosciuta, essendo datata 1393, caratterizzata da una eleganza calligrafica di gusto tardo gotico2.
note
1 Sulla tavoletta, recentemente musealizzata su segnalazione dello scrivente, vedasi il pur sempre attuale contributo di Paolo Dal Poggetto in: Arte in Valdelsa, Firenze, 1963, p.36.
2 Le notizie di carattere storico derivano dal Campione della Collegiata cc.154-156 nonché dalle Visite pastorali Medici (1589 c. 116v, Marzi Medici (1618 c. 309), Nerli (1655), Martini (inventari 1782 cc.nn.).