ID 1313360359214776
fig. b)

 


Gaudenz Freuler

 

Italian Miniatures from the twelfth to the sixteenth century

Silvana Editore 2013

 

Capitolo relativo al codice senza segnatura, presente nel Museo della Collegiata di Empoli

 

(traduzione di Andreina Mancini)

 

Fig. 1) Museo della Collegiata di Empoli, messale senza segnatura: L’Adorazione dei Magi in una E iniziale


 

MINIATORE TOSCANO

Firenze (?), c. 1275

L’adorazione dei Magi in una E iniziale su una pagina di un messale

tempera e oro brunito su pergamena, 480 × 340 mm 7 righe: 27 mm (ciascuna)

 

Testo

Ecce advenit dominator… Introito alla Messa dell’Epifania (6 gennaio)

 

Frammenti e ricostruzione

 

La pagina presente e altre dello stesso stile e dimensioni ospitate in varie collezioni fanno parte di un Messale Francescano mutilato nella collezione del Museo della Collegiata di Empoli (Ciatti 1993, pp. 9-12 e 25ss).

La mutilazione di questo manoscritto avvenne probabilmente nel corso dell’Ottocento, perché una delle pagine asportate dal Messale di Empoli fu venduta da Sotheby’s a Londra nell’Ottocento come parte della collezione Walsingham (per la sua storia, vedi catalogo Sotheby’s del 7 dicembre 1992, lotto 47).

Molte delle altre carte apparvero sul mercato dell’arte nel 1920. Con il ritrovamento di dieci frammenti asportati dal Messale di Empoli, questo libro liturgico è ora parzialmente ricostruito.

 

Messale (Proprio del Tempo)

Empoli, Museo della Collegiata (senza segnatura), messale, 202 pagine. Mancano diverse pagine (cc. 2, 9, 11, 20, 29, 32, 39, 104, 107, 124, 127, 169, 178, 182, 185, 191, 196, 199-208 e 228), 480 × 380 mm (fig. a)

 

Fig. a) Miniatore toscano, c. 1275, Messale, Empoli, Museo della Collegiata, c. 29r

 

Londra, vendita di Sotheby’s, 7 dicembre 1992, lotto 47 (carta con iniziale istoriata, vendita Christie’s, 28 giugno 1995, lotto 4), La vocazione di S. Andrea in una iniziale D (“dum perambularet dominus…” terzo Resp. al primo Nott. della festa di Sant’Andrea, 30 novembre), su una pagina di un messale rilegato insieme ad altre sette pagine contenenti la liturgia fino alla festa di Santa Lucia (13 dicembre), 470 × 320 mm.

Victoria, Australia, State Library of Victoria, Ms. ef.096/R66L, La Strage degli Innocenti in una iniziale E (“Effuderunt sanguinem Santorum…”

Secondo Resp. al primo Nott. della festa dei Santi Innocenti, 28 dic.) su una pagina di un messale rilegato insieme ad altre sette pagine senza iniziali istoriate contenenti la liturgia fino alla festa di San Tommaso di Canterbury (29 dicembre), 480 × 340 mm (fig. b)

 

Fig. b) Miniatore toscano, c. 1275, La Strage degli Innocenti in una iniziale E, Victoria, Australia, State Library of Victoria, Ms. ef096/R66L

 

Zurigo, vendita Hoepli, 11-12 giugno 1929, lotto 15, La strage degli innocenti in una iniziale E (“Exore infantium, deus, et lactentium perfecisti laudem propter inimicos…” Introito alla Messa per la festa dei Santi Innocenti, 28 dic.) su una pagina di un messale, 480 × 345 mm

6, L’adorazione dei Magi in una E iniziale (“Ecce advenit dominator…” Introito alla Messa dell’Epifania, 6 gennaio) su una pagina di un messale

Filadelfia, Free library, Lewis EM 27:05, The Ascension of Christ in an Initial P (“Post passionem suam per dies…” Primo risp. al primo noct. della festa dell’Ascensione) su un taglio da un messale, 482 × 332 mm (fig. c)

 

Fig. c) Miniatore toscano, c. 1275, L’Ascensione di Cristo in una iniziale P. Philadelphia, Free Library, Lewis EM 27:05

Filadelfia, Free library, Lewis EM 69:02, The Ascension of Christ in an Initial V (“Viri Galilei quid ad…” Introito alla Messa dell’ascensione) e in un tondo della parabola di Ezechiele del cedro e delle aquile su una pagina (c. 191) da un messale, 482 × 332 mm

Filadelfia, Free library, Lewis EM 69:03, Pentecoste in una S iniziale (“Spiritus domini…” Introito alla Messa di Pentecoste) e nel basso di pagina Mosè che predica agli Israeliti e Mosè colpisce la roccia su una pagina (c. 196v) di un messale, 482 × 332 mm

Filadelfia, Free library, Lewis EM 69:05, Un santo che prega Dio in una D iniziale (“deus cum egrederis …” Introito alla Messa del mercoledì dopo Pentecoste) su una pagina (c. 199) di un messale. Sul verso (c. 200) Un santo in una R iniziale (“Repleatur os meum…” Introito alla Messa del venerdì dopo Pentecoste), 482 × 332 mm

Plzeň, Museo della Boemia occidentale, inv. 3051, Cristo appare a un gruppo di fedeli in una B iniziale (“Benedicta sit sancta trinitas…” Introito alla Messa della Domenica della Trinità) su un taglio da un messale, 130 × 105 mm

Filadelfia, Free library, Lewis EM 69:04, Re Davide che parla a Dio in una D iniziale (“dominus illuminatione mea…” Introito alla Messa della IV Domenica dopo Pen- tecost) su una pagina (c. 207) da un messale, 482 × 332 mm

Messale (Proprio dei Santi), Castelfiorentino, Museo di Santa Verdiana, Cod. A, messale, 118 c.c., 479 × 332 mm (fig. d)

 

fig. d.1) Miniatore toscano, c. 1275, Messale, Castelfiorentino, Museo di Santa Verdiana, Cod. A, c. 7r

 

fig. d.2) Miniatore toscano, c. 1275, Messale, Castelfiorentino, Museo di Santa Verdiana, Cod. A, c. 7r

 

Letteratura

Inedito

 

Bibliografia

Alessandro Conti, “appunti pistoiesi”, in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa (classe lettere), 1971, pp. 109-124;

Alessandro Conti, “Problemi di miniatura bolognese”, in Bollettino d’Arte, 1979, pp. 1-28;

Marcella degl’Innocenti Gambuti, I Codici miniati medievali della Biblioteca Comunale e dell’Accademia Etrusca di Cortona, Firenze 1977, pp. 33ss;

Roberta Passalacqua, I codici liturgici miniati dugenteschi nell’Archivio Capitolare del Duomo di Arezzo, Firenze 1980;

Margaret M. Manion e Vera F. Vines, Medieval and Renaissance Illuminated Manuscripts in Australian Collections, Melbourne, Londra, New York, 1984, pp. 40-57;

Giovanna Lazzi, Codici miniati in territorio aretino, Firenze 1990, pp. 37 e segg;

Marco Ciatti, I Codici Miniati di Empoli, Firenze 1993, pp. 10-13, 25-30;

Olga Pujmanová, Arte rinascimentale italiana nelle collezioni ceche. Pitture e sculture, ex. cat. (Praga, d. Miniatore toscano,1275 circa, Messale, Castelfiorentino, Museo di Santa Verdiana, Cod. A, cc. 7r, 80 Nárobní Galerie, 28 novembre 1996 – 7 marzo 1997), Praga 1997, p. 260, cat. 143;

Cristina de Benedictis, Il Graduale di Prata, Prata 2000;

Ada Labriola, in Mario Scalini, L’arte a Firenze nell’età di Dante. 1250-1300, Firenze 2004, p. 189-191.

 

Miniatura

La carta attuale e le sue compagne sono state tagliate da un messale ora pesantemente mutilato attualmente nel museo della Collegiata di Empoli. come si legge nella c. 1, “Missale Dominicarum et feriarum“; questo manoscritto è un messale contenente la liturgia del Proprio del tempo per tutto l’anno liturgico.

Le iniziali istoriate riguardano per lo più gli introiti alle varie Messe e talvolta le Risposte del Primo Notturno. Questo spiega perché una certa festa santa può avere due illustrazioni all’interno dello stesso manoscritto; è il caso del Natale (c. 17v e 18v [numerazione moderna]), ma anche della Strage degli Innocenti e dell’Ascensione, che appaiono su due carte asportate da questo manoscritto.

La presenza di un francescano che legge un libro sui viticci del bas-de-page di alcune pagine (c. 18v e 20r [numerazione moderna]) è una chiara indicazione che questo messale originariamente apparteneva a un convento francescano.

Anche se proveniva dall’unico convento francescano di Empoli, Santa Maria a Ripa, questo libro liturgico non avrebbe potuto essere realizzato per questo particolare convento. Santa Maria a Ripa, conosciuta già nel 1109 come Santa Maria in Castello, non ospitò i francescani fino al 1483-1484 quando fu donata all’ordine francescano dalla famiglia Adimari.

Il messale deve essere stato trasferito al convento di Empoli da un’altra casa francescana, presumibilmente toscana nelle vicinanze.

La soluzione a questo problema viene da un altro messale miniato dallo stesso artista e presente oggi come Cod. A nel Museo di Santa Verdiana a Castelfiorentino (Labriola 2004, p. 191).

Questo manoscritto liturgico è di identiche dimensioni e contiene la liturgia di un Proprio dei Santi, completando così le sequenze liturgiche del messale di Empoli. L’attenzione speciale riservata a San Francesco, non solo nel Messale di Empoli ma anche nel Cod. A di Castelfiorentino, conferma la nostra conclusione che entrambi i volumi originariamente facevano parte della stessa serie.

Il fatto che il Messale di Castelfiorentino (fig. d) sia stato originariamente realizzato per la chiesa francescana nella stessa città è una prova sufficiente che entrambi i volumi un tempo servivano i frati di San Francesco a Castelfiorentino.

Lo stile del miniatore anonimo definisce un momento della miniatura italiana in cui certe questioni artistiche non erano legate a una particolare tradizione regionale, ma erano fenomeni interregionali.

Infatti il nostro miniatore, soprattutto per quanto riguarda il sistema decorativo delle sue illustrazioni, modella chiaramente la sua arte sulle soluzioni sviluppate dai miniatori bolognesi del cosiddetto “Primo Stile”.

I principi decorativi della decorazione a bas-de-page nel Messale di Empoli, dove nelle cc. 18v e 20r incontriamo San Francesco e altre figure all’interno del cartiglio dei viticci, sono senza dubbio basati sui modelli delle Bibbie bolognesi contemporanee, dove tali decorazioni sono uno standard fisso e appaiono in una forma simile.

Tali principi e altri aspetti artistici del cosiddetto “Primo Stile”, principalmente i suoi principi di astrazione figurativa, furono anche ampiamente fatti propri dai miniatori dell’Italia centrale e, soprattutto, dagli artisti coinvolti nella miniatura della prima serie di libri corali per Santa Maria Novella, tra cui il cosiddetto “Maestro Geometrico”, noto anche come il Maestro di Sant’Alessio in Bigiano, un miniatore attivo a Firenze e in altre città toscane, per il quale Alessandro Conti (1971; 1979) immaginò addirittura un’origine bolognese.

Ma nonostante queste innegabili interrelazioni stilistiche con la tradizione della miniatura bolognese, si dovrebbe evitare di vedere l’arte della miniaura del primo duecento toscano essenzialmente come un’appendice della tradizione bolognese e di negare ai miniatori toscani una distinzione propria.

Cristina de Benedictis (2000) ha proposto di attribuire le miniature del messale di Empoli a un collaboratore del Maestro di Sant’Alessio in Bigiano.

Che si voglia o meno essere d’accordo con questa associazione, il nostro artista è chiaramente di origine toscana, ma ben legato, da un lato, con la miniatura bolognese intorno al 1270, e dall’altro con la miniatura e la pittura fiorentina del 1270.

Più che al Maestro di Sant’Alessio in Bigiano, alcune questioni stilistiche delle nostre figure – un certo grado di fluidità nell’aspetto delle figure e nei loro gesti spontanei e diretti – sembrano essere collegate ad un altro miniatore della collana dei libri corali di Santa Maria Novella, il cosiddetto Primo Maestro dei Libri di Cantori di Santa Maria Novella (Labriola 2004,  189-195).

I suoi schemi cromatici un po’ semplici, ma allo stesso tempo vividi, sono più o meno ristretti a poche varianti di blu, rosso e verde, e sono essenzialmente quelli che si trovano nelle miniature del Maestro di Sant’Alessio in Bigiano e del Primo Maestro dei Cantori di Santa Maria Novella.

Questo vale anche per l’arcaico motivo geometrico annodato che decora alcune delle iniziali, come quelle sulle due pagine della Free Library di Filadelfia (Lewis EM 69:02, 69:03).

Rispetto a questo protagonista della prima miniatura fiorentina, il nostro miniatore non fa però alcun particolare tentativo di una chiara impostazione compositiva, come si può facilmente osservare nella miniaturacon La strage degli innocenti nella Victoria State Library (fig. b) o nell’iniziale P con l’Ascensione nella biblioteca libera di Filadelfia (fig. c), le sue scene tendono ad essere affollate di figure che spesso appaiono come sospese nel vuoto.

Tuttavia le storie sono raccontate in una vivida vena narrativa, in cui le figure agiscono con gesti dinamici, chiari ed emozioni altamente espressive. Le figure sono generalmente rachitiche, ma con un aspetto vivace. Ciò è dovuto principalmente all’espressione sorprendentemente vigile incisa sui volti vagamente modellati.

La loro energia emotiva è abbastanza sorprendente se consideriamo la modellazione sintetica e semplificata delle singole caratteristiche. Tuttavia, astrazioni come gli occhi vigili e le labbra ben accentuate ma estremamente semplificate, che appaiono come una semplice fessura, devono aver conferito ai volti una nota leggermente caricaturale, ma allo stesso tempo espressiva.

Alcuni degli stilemi presenti nelle illustrazioni del nostro miniatore sembrano riflettere una consapevolezza dell’arte dell’ambiente di Coppo di Marcovaldo, in particolare Salerno di Coppo. Proprio come Salerno di Coppo ha fatto nelle scene narrative della sua Croce dipinta nel Duomo di Pistoia, il nostro artista tende a evitare di posizionare le sue figure solidamente sul palcoscenico della sua scena – spesso il corpo dell’iniziale stessa – ma le lascia appese nello spazio.

La resa un po’ sommaria e abbozzata delle forme e la modellazione altrettanto frettolosa dei volti è un altro tratto condiviso da entrambi gli artisti. La collaborazione ai miniatori coinvolti nella prima serie di libri corali di Santa Maria Novella (Labriola 2004) e la conoscenza dei dipinti di Salerno di Coppo sono indicazioni che il nostro artista era con ogni probabilità fiorentino, o almeno attivo in quella regione, e che le sue miniature nei messali di Castelfiorentino ed Empoli, insieme a quelle sulle carte mancanti ritrovate,  furono dipinti negli anni intorno al 1275.

 


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