Da:
Del Caravaggio
Electa Editrice, Firenze 1951
Pagg. 32 – 33
“Questa volta mi occuperò del Caravaggio.”
Così inizia questo volume, uscito nel 1951, dove il grande critico americano si incontra e si scontra con Michelangelo Merisi, e quindi con i giudizi di Roberto Longhi, che di Michelangelo da Caravaggio fu il primo scopritore. E, come noto, il più grande esegeta.
Riportiamo un brano dove si parla del San Giovanni Battista che si conserva a Napoli, al museo Nazionale. “Fratello” della copia empolese, recentemente restaurata.
La redazione
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Altre varianti esistono di seminudi in figura di Battista: una sola merita d’essere mentovata qui. Ne abbiamo due versioni, una a Napoli, l’altra — superiore e probabilmente l’originale — in vendita sul mercato londinese (la riproduce Longhi in Proporzioni, 1, figura 18). Il Battista vi appare più adulto; siede ancora diagonalmente come nel quadro Spada, siede e rimugina; siede in uno spazio astratto, lo splendido corpo emergente in luce fra le tenebre.
Il contrasto fra questi giovani, ora atteggiati a meditabondi, lugubri Battisti, ora in figura di Bacco, seduce a dar loro un’interpretazione alla Walter Pater, il Pater che scrisse l’Apollo in Piccardia e il Denis de l’Auxerrois. Invito il Warburg Institute ad applicare i suoi metodi a questo problema.
Il trapasso da questi aggrondati giovani Battisti al David della Borghese va da sè. Egli ci appare amaramente infelice mentre brandisce la spada e stringe in pugno la chioma di Golia. Giovanissimo, ma non più ragazzo, sembra afflitto ed esitante, forse spaventato di ciò che ha fatto: comunque un inquieto, malsicuro vincitore. Nel Golia si dice che il Caravaggio ritraesse se stesso — ma di ciò più tardi. Il giovane corpo rilucente balza fuori da una picea oscurità in un isolamento assoluto. Ma quale testa e torso e braccio – degni di Lisippo!