PREFAZIONE
di Sonja Bullaty & Angelo Lomeo
da Tuscany, 1995
traduzione di Paolo Pianigiani
Abbiamo trascorso buona parte di un anno in Toscana, distribuito nell’arco di 30 anni. Quello che abbiamo incontrato all’inizio nell’arte è magicamente lì, in realtà: gli alberi e i vigneti in un dipinto prendono vita su una collina toscana.
Il nome significa molto di più della regione. Evoca il Rinascimento, un luogo nel tempo tra il Medioevo e i tempi moderni. La parola Toscana racchiude il segreto di tanti altri nomi: Firenze, Siena, Pisa; Botticelli, Giotto, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Signorelli; Danza; i Medici; gli Etruschi; la musica antica; Vini del Chianti, e così come il cibo.
La cosa strana è che gran parte di ciò che abbiamo immaginato è ancora lì, e tutto l’insieme è travolgente: l’arte, l’architettura, il paesaggio, il paesaggio nell’arte e l’arte nel paesaggio. Alcuni di questi paesaggi vanno oltre i confini geografici della Toscana, dalle pendici dell’Appennino nella regione Piemonte, lungo il mare ligure, attraverso le città collinari della Toscana e dell’Umbria. Parlano di una lunga tradizione di amore per la terra.
Una prima visita in Toscana può essere scoraggiante, persino intimidatoria. C’è così tanto da vedere, da sperimentare e da imparare. C’è troppo di tutto da assorbire, tra cui una moltitudine di musei, chiese, duomo, torri, persino etichette del Chianti. Ma dopo un po’ la mente e i sensi accettano che non importa quante vite vengono trascorse lì, non si può vedere tutto. Così abbiamo iniziatoa rilassarci e goderci e ad aspettarci nuove ricchezze ogni giorno.
Come un caleidoscopio il paesaggio cambia intorno ad ogni curva della strada. Ogni città ha una storia e un’architettura distinte, ogni villaggio un’atmosfera diversa e una sensibilità diversa. Cercare di rendere giustizia a questa equilibrio nelle fotografie è forse eccitante e stimolante oggi come lo studio del chiaroscuro lo era per gli artisti del loro tempo, che hanno esplorato ilgioco di luci e ombre molto prima che la fotografia nascesse.
Da quando abbiamo visitato per la prima volta, alcune cose sono cambiate: le persone si vestono in modo diverso; le auto si intromettono ma rendere possibile vedere di più; Firenze è invasa dai turisti (ma probabilmente sempre era). Ci sono folle a vedere il David di Michelangelo e file infinite per entrare agli Uffizi, ma sulle colline le olive si prendono il loro tempo per maturare e così fanno le uve, e qui si può sempre trovare la solitudine. I vecchi pagliai, vere e proprie opere d’arte, si possono ancora trovare ma stanno gradualmente cedendo il passo a metodi più efficienti di stoccaggio del fieno.
Alcune delle nostre esperienze rimarranno immagini solo nella nostra mente: la volta che la luna è sorta dietro l’orchestra nel cortile di Palazzo Pitti durante un commovente concerto del primo Rinascimento. La sera subito dopo il sole era tramontato a Vinci, città natale di Leonardo, e ci siamo sentiti sospesi nel tempo, con le infinite colline di ulivi che si dissolvevano in infinito e nel silenzio totale. La strana sensazione di trovarsi nel luogo delle Alpi Apuane dove Michelangelo tanto tempo fa scelse i suoi blocchi di marmo.
Poi c’è stato il tempo in cui ci siamo persi attraversando l’Appennino e abbiamo quasi distrutto la nostra auto, per essere ricompensati con un mare di giaggioli, il simbolo di Firenze. O un pasto condiviso con gli amici, nella loro bella casa toscana, ascoltando la musica della lingua italiana e tintinnando bicchieri di vino coltivati sulla collina di sopra. E come si cattura il gusto dei porcini appena raccolti cucinati alla perfezione nell’olio d’oliva locale? In questa parte d’Italia, la “prospettiva” è entrata nel vocabolario e la Toscana offre ancora una prospettiva speciale sulla vita.
Per noi, una delle eredità durature della Toscana è la speranza di diventare una persona rinascimentale. Quando la mente è sfidata e i sensi sono impegnati, questo sviluppo sembra in qualche modo possibile.