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Le foto di Andrea Jemolo
Quando nel 1519 Michelangelo progettò la Sagrestia Nuova per collocarvi le tombe dei duchi Medici, Giuliano e Lorenzo, fu attento e scrupoloso nello scegliere le posizioni delle finestre, ben consapevole delle potenzialità della luce del sole.
L’illuminazione naturale creata dall’artista fiorentino è infatti uno degli elementi, non secondari, che compongono la complessa rete narrativa e simbolica delle tombe Medici nella Sagrestia Nuova. Il racconto in marmo ideato e realizzato da Michelangelo nella Sagrestia Nuova con il passare dei secoli è stato tuttavia alterato.
La costruzione della Cappella dei Principi, tra il XVII e il XVIII secolo, a ridosso della Sagrestia con la sua grande cupola intercetta per parte dell’anno il tragitto del sole, attenuando l’intensità della luce diffusa e modificando gli effetti pensati da Michelangelo.
Il nuovo progetto d’illuminazione senza tentare un ripristino delle condizioni luminose precedenti alla costruzione del Cappellone dei Principi, nasce dalla piena consapevolezza di queste condizioni e tenta di recuperare la leggibilità del manufatto.
Lo studio della Sagrestia Nuova ha messo in evidenza come Michelangelo abbia usato due diverse tipologie di luce naturale: una diffusa e una indiretta, che scaturisce dalla rifrazione dei raggi solari sul marmo bianco delle pareti.
Al fine di ripristinare la continuità durante l’anno della luce diffusa, sul cornicione del secondo ordine della Sagrestia sono stati collocati dei fari che producono una luce di media intensità.
La colorazione di queste lampade a led è stata calibrata rilevando lo spettro luminoso del sole vicino al complesso di San Lorenzo, in modo da ottenere un risultato quanto più possibile conforme alla luce naturale.
Tali fari permettono di leggere senza ombre eccessive le articolazioni plastiche della Sagrestia lasciando agire però la luce solare naturale. In questo modo l’impianto d’illuminazione non interferisce con la luce indiretta o riverberazione luminosa. In alcune stagioni e in particolari ore della giornata (soprattutto al mattino) i raggi del sole entrano dalla grande finestra aperta sulla parete est e sono ancora in grado di esercitare gli effetti straordinari ideati da Michelangelo.
Si tratta di un supporto non invasivo all’illuminazione naturale, nel rispetto delle intenzioni di Michelangelo ma senza cancellare le alterazioni che la storia ha prodotto, con la costruzione della Cappella dei Principi.
Lo studio dell’uso della luce nel Rinascimento, e delle innovazioni apportate da Michelangelo ha permesso di restituire ai visitatori e agli studiosi una percezione della Sagrestia Nuova più coerente con le intuizioni e il progetto del genio fiorentino.
Si tratta quindi di un restauro della luce che non pretende di sostituirsi in maniera invasiva al trascorrere della storia e delle modifiche che apporta all’opera d’arte intesa nel suo complesso, come prescrive la moderna cultura della conservazione italiana.
(febbraio 2019)